Agile People Sweden 2018 Conference
Per la prima volta abbiamo avuto il piacere di partecipare all’Agile People Sweden 2018!
È stata una bella esperienza e abbiamo pensato di fare un qualcosa di particolare da condividere con la nostra community….
Non vi anticipiamo niente, per non rovinarvi il racconto, se avete voglia guardate le varie storie che trovate sotto 🙂
Summary
- Pronti Per La Nuova Avventura ????
- Struttura E Contesto Della Conferenza
- Let’s Starting An Agile Conference
- Agile Cooking – Deepening Workshops
- Video
- Cosa Ne Pensi Della Nostra Avventura ????
Pronti Per La Nuova Avventura ????
Dopo il WebSummit 2017 i nostri avventurieri fanno le valigie e partono per la Svezia. Partenza prevista Mercoledi 24 alle 6 di Mattina dall’aeroporto di Venezia.
Struttura E Contesto Della Conferenza
L’eventoAgile People Sweden 2018 si è svolto nel centro di Stoccolma in uno edificio adibito a congressi e conferenze, che si chiama 7A Odenplan. Lo stabile è facilmente raggiungibile con la metropolitana, dalla quale appena esci e alzi gli occhio verso il cielo, sulla destra vedi l’edificio.
Fuori dalla metro e complice anche l’orario, circa le 9 del mattina, ci sono abbastanza persone che si muovono velocemente ma comunque in maniera ordinata, ci avviciniamo all’ingresso dell’edificio e fuori dall’ingresso non ci sono segni evidenti (roll-up, cartelli, bandiere…) che all’interno si sta svolgendo #agilepeople, appena varchiamo la porta il monitor che si trova sulla destra riporta l’indicazione che l’evento si svolge al primo piano. Saliamo le scale e all’ingresso del piano troviamo una persona che ci chiede per quale evento ci trovassimo li, si vede che c’erano più attività in parallelo visto la dimensione del piano. Molto gentilmente ci indica la direzione da seguire. Ci muoviamo curiosi lungo il corridoio fino ad arrivare alla zona riservata al check-in, dove ci troviamo di fronte ad una modalità di accoglienza completamente diversa da quella delle conferenze italiane, molto self-serving. I badge sono già pre-stampati con Nome e Cognome e sono ordinati e raggruppati per la prima lettera del Nome, lo staff ci aiuta in questa veloce ricerca, e in pochi secondi troviamo i nostri badge…
L’atmosfera è molto accogliente, abbiamo già la sensazione che sarà una bella esperienza, cominciamo a guardarci un po’ in giro… la sala per il welcome coffee è spaziosa e luminosa e vediamo che le persone sono ben distribuite nella sala e fanno conversazione attorno ai tavolini, consumando un caffè e dei pasticcini.
Non ci facciamo prendere dal panico, visto che è la prima volta che partecipiamo a questa conferenza, ci buttiamo nella mischia e subito vediamo Pia-Maria Thoren, uno degli speaker della nostra conferenza #ABD18. E’ lei l’organizzatrice ci vede da lontano e viene verso di noi in segno di accoglienza… ci siamo il ghiaccio è rotto … andiamo a salutarla. Dopo vari baci e abbracci e qualche parola sul viaggio facciamo una foto tutti insieme, tutti e tre felici di essere nello stesso posto e contribuire a diffondere la modalità culturale dell’Agile.
Dopo il saluto a Pia-Maria ci prendiamo il nostro primo meritato caffè. L’area break è sicuramente una delle situazioni meglio riuscite e coinvolgente, ma assolutamente non l’unica, della conferenza: colori, wellness appereance, caffè (purtroppo americano) a volontà e tanti tavolini che fanno da catalizzatore per nuovi incontri e conoscenza dei partecipanti.
Un primo elemento che ci è piaciuto e che ci ha subito colpito sono i tavolini, un oggetto un po’ inutile senza altri elementi nella sala, addizionando l’ambiente con persone caffè e pasticcini, diventano dei catalizzatori di energia, dove le persone cominciano a conversare non essendosi mai conosciuti fino a 5 minuti prima. Cercare un tavolino per appoggiare il caffè e pasticcini è una mossa che viene spontanea anche a noi come se fosse “lui” che ci attirasse.
Facciamo giusto un paio di chiacchere veloci con alcuni partecipanti ma oramai sono giunte le 9.15 e ci avviciniamo alla sala principale che si trova alle nostre spalle, quindi comodissima da raggiungere, per prendere posto perchè a poco sarebbe cominciata la conferenza.
La sala principale è tutta su unico livello, le sedute non sono a livelli come in un cinema, noi nel dubbio che dalle ultime file non si vedesse bene, ci siamo seduti in prima fila dalla prima fila si vede benissimo, non saprei dirvi da in fondo come sarebbe stata l’esperienza. La conferenza comincia puntuale come da programma.….
…terminato il keynote di apertura tenuto egregiamente da Dave Snowden, ci rigeneriamo nuovamente con un Coffee & Mingle intraprendendo nuove conversazioni attorno a quei fantastici tavolini tondi. La giornata ha ancora molti talk interessanti da vedere, e i 15 minuti della pausa scorrono velocemente, in queste prime iterazioni vorresti parlare con tutti, le facce cominciano ad esserti familiari, la curiosità tra i partecipanti è reciproca, fare networking è uno dei motivi che spinge le persone ad andare alle conferenze…..arrivano le 10.20 e le persone ordinatamente rientrano nella sala principale per il secondo keynote della mattina. La conferenza non ha molti talk in parallelo, il palinsesto della giornata può essere cosi rappresentato:
Si alternano momenti seduti in platea con momenti di networking davanti ad un caffè. Sono oramai arrivate le 11.15 e ci spostiamo dalla sala principale alle secondarie per seguire gli “speed Talk”. Le altre due sale sono molto vicine, solo pochi passi lungo i corridoi del piano per raggiungerle, ma al nostro occhio non sfugge questo:
Non sappiamo ancora se sono per noi, per il pranzo di oggi, perchè non essendo mai venuti non sappiamo come si svolge la giornata…. ma la nostra curiosità dura poco meno di un’ora
Quando usciamo nuovamente dalla sala, dopo l’ultimo talk della mattina ci troviamo di fronte, sempre gli stessi tavolini ma con il pranzo che avremmo consumato insieme agli altri partecipanti:
Il tavolo è già apparecchiato e pronto, non manca niente, basta scegliere in quale tavolino fermarsi per consumare il pranzo in compagnia. Ci muoviamo tra i tavolini in cerca di uno libero per noi, visto che eravamo in 4 la cosa ha richiesto un po’ di più.
Eccoci qui, alla fine del pranzo per il nostro immancabile selfie per documentare quei momenti sfuggenti. (da sinistra Michele Budri, Alessandra Scomparin, Evan Leybourn, Dario Castagnotto)
Il pomeriggio scorre come la mattinata alternando keynote, speed talk e coffee break, i momenti per conversare con gli altri partecipanti sono molti e di fronte ai tavolini si chiacchera volentieri.
La conferenza si chiude come da programma alle 17.00 con i saluti e ringraziamenti agli speakers. Adesso ci aspetta l’ultimo “Agile Ale” della giornata, a base di birra. Usciamo dalla sala principale e …
Ci troviamo a bere della buonissima birra, con etichetta personalizzata appositamente per la conferenza. Passiamo le ultime due ore della giornata a parlare con molte persone che si sono fermate, tra le quali troviamo anche una vecchia conoscenza direttamente trasferito anni fa dall’Italia a Stoccolma, Giuseppe De Simone, uno dei Coach di Agile 42, che era tra gli sponsor dell’evento:
E mentre siamo li che scherziamo, vedo un faccia che non mi è nuova…. mi sembra già di averlo visto, ma il contesto non mi aiuta perchè è tutto nuovo e hai paura di fare brutta figura. Prendo coraggio e parto e gli dico “Hi Cliff….” mi guarda stupito perchè anche lui non si ricorda di me e non capisce come faccio a sapere il suo nome in una sala con cosi tante persone…..
Eccoci, è lui Cliff Hazell, che nel 2015 avevo conosciuto a Vimarcate, durante un mini-iad dove lui aveva tenuto il keynote di apertura, all’epoca lavorava in Spotify. Gli ricordo il video che avevo montato subito dopo quella giornata e subito gli ritorna in mente che non sono uno stalker … ma quasi
Beviamo altre due birre in compagnia fino a quando non rimane quasi più nessuno e prima di andare via… scattiamo le ultime foto al disegno che avevano fatto in tempo reale durante la conferenza, facendo un sunto di quanto era stato presentato dai vari speaker che hanno parlato nella sala principale
E’ oramai arrivata l’ora di cena e anche noi ce ne ritorniamo in albergo.
Let’s Starting An Agile Conference

Arrivati alla conferenza, dopo il primo benvenuto ci muoviamo a prendere posto nella sala principale dove presto comincerà la conferenza con l’introduzione di Pia-Maria e i Keynote di Dave Snowden e Doug Kirkpatrick
L’ introduzione
Pia-Maria Thoren e il team
Pia-Maria apre la conferenza evidenziando subito qual’è il tema che fa da guida alla conferenza, cioè il primo valore dell’Agile Manifesto. Individuals and Interactions Over Processes and Tools.
Infatti le persone e come far emergere il loro potenziale sono l’elemento guida della carriera da Agile coach di Pia-Maria ed un elemento imprescindibile in un processo di trasformazione Agile.
E proprio perché alle persone va dato un ruolo centrale, Pia-Maria dopo una breve introduzione, dà la parola alle persone del team. Viene spiegato come si svolgerà la conferenza, 4 keynote e 3 sessioni di speed talk (9 talk in totale) e di come raggiungere le aule.
Viene proposta la competizione social ideata in occasione della conferenza. L’ obiettivo è di pubblicare dei post che ottengano il maggior numero possibile di like e condivisioni. Vince ovviamente chi è più social……e avrà l’onore di ricevere il libro di Pia-Maria firmato!
Sempre con lo scopo di coinvolgimento, attraverso la utilizzo di https://www.mentimeter.com i partecipanti hanno potuto cominciare a farsi conoscere.
I keynote
Dave Snowden
Dave è il fondatore e direttore scientifico di Cognitive Edge. Ha aperto la strada a un approccio scientifico alle organizzazioni che si basano su antropologia, neuroscienza e teoria dei sistemi adattativi complessi. È un oratore molto conosciuto e appassionato e il suo cinismo pragmatico è emerso in molte occasioni durante la conferenza.
Il talk di Dave parte mostrando un lupo allo stato selvaggio e successivamente le numerose razze di cani conseguenza dell’addomesticamento dell’uomo. Una delle sue ultime slide, in opposizione a questa mostra le poche famiglie feline derivanti dall’antenato comune. Cosa ha voluto portarci Dave:
il fatto che l’Agile è iniziato con una grande idea i cui fondamenti continuano a ispirare molte persone, ma l’equivalente moderno delle guerre religiose, le divergenze minori sulla dottrina e la crassa commercializzazione hanno compromesso queste idee. La domanda e lo stimolo di Dave è: Tutto è perduto o possiamo riprendere l’ispirazione originale del Manifesto Agile?
Il movimento Agile deve muoversi e penetrare campi al di fuori dello sviluppo software e supportare per l’organizzazione in modo più ampio. Ma cosa dovrà cambiare? Swodnen sostiene che l’addomesticamento, in natura, ha prodotto più variazioni il cui risultato netto è un insieme di cambiamenti genetici sempre più dannosi. Lo stesso forse succede al movimento Agile: il tentativo di regolamentare, strutturare, dare un senso logico ad un approccio che deve aiutare a gestire la complessità probabilmente non è la strada giusta.
Per approfondimenti il talk di Dave, da vedere!
Doug KirkPatrik
Doug Kirkpatrick è un consulente per il cambiamento organizzativo, TEDx e relatore principale, executive coach, scrittore ed educatore. Doug è anche Senior Professional in Human Resources (SPHR®) con la Society for Human Resource Management, e ha lavorato come direttore per l’Association for Talent Development (ATD, ex ASTD), la più grande associazione di sviluppo di talenti del mondo, con oltre 40.000 membri in più di 120 paesi. Collabora con l’Istituto di autogestione Morning Star e altre organizzazioni e leader vibranti per co-creare il futuro della gestione.
Doug ha portato le lezioni apprese dal viaggio delle compagnie d’avanguardia mentre liberano il potere dell’autogestione organizzativa. Ha evidenziato come creare un’impresa altamente scalabile senza boss e titoli; come guidare l’agilità organizzativa, l’innovazione e la resilienza attraverso l’autogestione organizzativa; come gestire la grande complessità con grande semplicità…….
Il segreto è darsi pochi semplici “constraint” iniziali, cosicché l’azienda possa svilupparsi e adattarsi all’ambiente in cui crescono, così come fa ad esempio la palma le cui foglie e le fronde crescono vincolate da semplici forme geometriche. Anche le persone, date delle regole base sono in grado di autorganizzarsi e far fluire un’organizzazione. Un po’ come succede nelle apparentemente complicate rotonde svedesi.
Un caso pratico portato da Doug è legato ad una sua esperienza in un industria californiana di trasformazione del pomodoro; in quel caso i “constraint” accordati erano molto semplicemente: l’essere umano deve essere trattato come tale e gli accordi tra individui devono essere rispettati.
I fondamenti dell’approccio di Doug sono basilari ma efficaci.
Viene messo l’accento sulla Management tax, stimata in circa 3 trilioni di dollari all’anno; il focus è quindi quanto costa avere dei manager che gestiscono e comandano le persone del “livello” sottostante. Ovviamente è un modello ricorsivo che si evidenzia soprattutto nelle aziende di grandi dimensioni con la conseguente necessità di una gestione burocratica devastante da punto di vista degli sprechi e dell’esperienza lavorativa
Altri elementi chiave passano dalla definizione e perseguimento della leadership e la responsabilità
Doug infine risponde ala domanda che ognuno di noi potrebbe porsi. Come coordinare persone che lavorano in luoghi diversi e speso in orari diversi.
Doug spiega lo strumento utilizzato: La lettera di dichiarazione degli accordi tra colleghi, di cui nell’immagine si possono vedere i punti focali.
Evan Leybourn
Evan è il fondatore e CEO del Business Agility Institute. Ha coperto ruoli dirigenziali e direttivi di alto livello sia nell’industria privata sia nel governo. Il suo background in Agile Project Management e Business Intelligence lo ha portato alla comprensione della necessità di prendere decisioni basate su prove e analisi quantitative, per misurare il successo aziendale. E’ specializzato in Business Agility da 15 anni, è stato senior executive IT e consulente di gestione aziendale sia nel settore pubblico che in quello privato in Australia e nel Sud-Est asiatico. In qualità di leader adattativo, è noto per ottenere risultati e portare entusiasmo, energia e umorismo che sono in grado di motivare il personale verso il raggiungimento degli obiettivi aziendali.
Evan esordisce con l’evidenza che l’incertezza è l’unica cosa di cui possiamo essere certi.
La durata media di una società è diminuita di oltre 50 anni. L’approccio agile può aiutare a prosperare e sopravvivere in una realtà in veloce cambiamento dove è fondamentale rimanere rilevanti agli occhi del cliente. Per questo non esiste un framework ma possiamo evidenziare delle idee incorporate nel “Don’t forget it model”
Come si può vedere è il cliente l’elemento centrale di tutti i ragionamenti che possiamo fare; e questo partendo dall’evidenza che un’azienda non vive per guadagnare ma guadagna per vivere quindi la vision aziendale deve per forza essere supportata dal profitto; è come l’aria: Noi non viviamo per respirare ma respiriamo per vivere.
Agilità è innanzitutto una questione di fiducia. Senza di essa non è possibile mirare ad un rapporto di partnership ne con il cliente ne con il dipendente.
Il rischio che spesso corre l’azienda è di mettere il cliente in un box costruito in base ai processi interni. L’organizzazione deve essere dinamica, non mettere il cliente in un box, adattarsi a cambiare.
Evan sposta poi il focus sulla natura del nostro cervello di creare silos e non è possibile andare contro questa modalità. Il ruolo dell’Agile è di armonizzare questi silos in un team. Di smussare l’antagonismo.
Per finire Evan evidenzia che la Business è proporzionale al numero di funzioni aziendali che adottano un approccio agile. L’ Agilità deve essere un’infusione come un tè.
Fabiola Eyholzer
Fabiola Eyholzer è un pioniere di Lean | Agile People Operations. In qualità di esperto consulente delle risorse umane e consulente di fiducia, Fabiola supporta le imprese nella creazione di imprese più forti, più reattive e innovative e li aiuta ad accelerare il loro percorso di trasformazione concentrandosi sul loro asset chiave: le loro persone. Esperta in Agilità aziendale, Risorse umane, Compensazione e Performance Management, Operazioni e processi e Strategia.
Individui e interazioni su processi e strumenti è un valore chiave nel manifesto Agile HR. Ma ciò che si legge come un’ambizione facile e di buon senso si rivela una sfida per la maggior parte delle organizzazioni e i loro reparti HR.
Fabiola fa evidenza che la gestione delle persone si basa ancora oggi su pratiche ereditate dall’inizio della seconda rivoluzione industriale.
Quello che oggi è un elemento chiave del successo aziendale, cioè il design thinking ha come elemento centrale il cliente e la sua soddisfazione; per gli HR il cliente è la persona che lavora in azienda; quindi, secondo Fabiola, la chiave è l’enpowerment delle persone per evitare, a causa del tradizionale approccio “command and controll”, il “Douglas effect” .
Fabiola ci riporta ad un approccio di engagement
L’approccio di Fabiola è basato sulla convinzione che tutti sono “talenti” e le aziende devono essere in grado di creare le condizioni perché tutti possano far emergere il loro naturale potenziale. Deve crearsi un ambiente di condivisione ed insegnamento e di incoraggiamento al muoversi verso nuove aree di conoscenza e di sperimentazione lavorativa.
Fabiola ha infine indicato alcuni elementi che possono aiutare ad affrontare questo viaggio
L’elemento fondamentale risulta essere che se le aziende non si prenderanno cura delle persone, le persone non si prenderanno cura dell’azienda.
Round table
Un momento centrale della conferenza è stato il confronto sul palco di alcuni degli speaker protagonisti della conferenza. A tale confronto erano presenti Dave Snowden, Evan Leybourn, Doug KirkPatrik, Fabiola Eyholzer, James Priest
Dal confronto acceso è emersa una serie di evidenze importanti. Innanzitutto da Snowden viene il monito chiaro sul rischio che sta correndo l’Agile di diventare una commodity; infatti purtroppo per le aziende è più facile prendere un qualcosa di pronto che funziona e cercare di applicarlo, invece che puntare l’attenzione ad esempio sulle interazioni (cliente, employee). Ma rendere l’Agile una commodity, lo addomestica, gli fa perdere quella natura di approccio fuori dai canoni che segue la strada più complicata, ma anche più bella, di focalizzarsi sulle interazioni invece di semplificare con l’introduzione di processi.
Un’altra bella evidenza che permea un pò tutto lo scorrere della conferenza a partire dal nome della stessa è quella di costringersi a cambiare linguaggio. Infatti Human Resources, in italiano Risorse Umane, un termine coniato a partire dalla seconda Rivoluzione Industriale non può e non deve essere la parola giusta: le parole utilizzate sono il primo strumento per dare significato ad un concetto. Le persone non sono risorse, non possono e non devono essere depersonificate, devono mantenere lo status di “essere vivente”. Quindi la prima cosa fare è cambiare il linguaggio.
Un’altra chiave di lettura che emerge nella tavola rotonda, come in vari talk della conferenza, è puntare sulla motivazione intrinseca presente in ogni persona. L’introduzione di tools rigidi e il posizionare la persona all’interno di un box lavorativo rigido va contro questo dogma.
Un’altra delle funzioni principale dell’ HR sarà quella di facilitare le persone a lavorare meglio insieme col fine di creare valore per l’azienda. Le chiavi del successo devono diventare Collaborazione, coinvolgimento, felicità e armonia.
Ci si è interrogati poi sui motivi che hanno storicamente portato le aziende ad una deriva talvolta disumanizzante, esternando che il successo finanziario è purtroppo diventato il metro indiretto per misurare il successo di un’azienda; questo perché è il più semplice da misurare. Ma ovviamente non è il più corretto, soprattutto considerando anche la situazione da cui siamo partiti, cioè di risorse materiali abbondanti e a basso costo, non esiste più. Il lavoro puramente manuale (che è l’unica chiave di lettura attraverso la quale è possibile pensare alla Persona come Risorsa) oggi non è l’elemento centrale della produzione aziendale visto che essa è automatizzabile. Il valore di un’azienda sta oggi nell’essere in grado di poggiare il suo successo sulle caratteristiche principali di tutti gli elementi che ha in input: uno di questi è il lavoro creativo, intellettivo, collaborativo delle persone.
In definitiva il basare il tutto sul puro pensiero logico, l’equivalente del processo, da solo non è in grado di affrontare situazioni complesse. Dobbiamo liberare la nostra mente e far emergere la nostra natura di animali sociali e collaborativi per far emergere tutto il potenziale.
Agile Cooking – Deepening Workshops

L’ultimo giorno, il venerdi, si sono svolti dei workshop di approfondimento con gli speaker che hanno tenuto un keynote il giorno della conferenza, per poter approfondire gli argomenti esposti e avere noi l’occasione di porre le nostre domande. Oltre ai 4 workshop ce ne era un quinto al quale abbiamo partecipato, per chi vuole saperne di più sui valori del manifesto agile e su come può essere applicato nelle situazioni di tutti i giorni, il workshop Agile Cooking, si prefigge di fornire le basi di Agile attraverso il “coinvolgimento sensoriale attivo di cinque sensi“, un’esperienza di apprendimento rapida e divertente per acquisire conoscenze, abilità e attributi che ti consentono di implementare Agile.
Appena arriviamo nella stanza dove si svolgerà il workshop, non sappiamo cosa ci aspetta non pensando che fosse possibile unire la cucina all’agile. Questo è quello che ci si presenta di fronte :
Un tavolo con alimenti pronti per essere cucinati e le immancabili whiteboard. La prima parte del workshop scorre rilassata con Dahm, che ci illustra chi è e quali siano state le sue esperienze, per poi rivedere insieme il manifesto agile.
Dopo questa introduzione entriamo subito nel vivo dell’iterazione con un gioco:
- Ognuno ha un mazzo di carte, da un lato c’è un animale e da un lato una parola
- Abbiamo due iterazioni per lavorare con le carte
- La 1^ di 5 minuti per estrarre 14 carte secondo noi ci raffigurano scegliendo tra le parole che più ci rappresentano
- La 2^ da 2 minuti per scremare ulteriormente e sceglierne solamente 7
- Facciamo un giro di tavolo spiegando chi siamo in relazione delle carte che abbiamo davanti
- Giriamo le carte sul lato opposto dove compaiono le figure degli animali
- Formiamo dei gruppi da 3 persone dove il numero delle figure dello stesso animale è simili/uguale
- Chiaccheriamo sulle nostre similitudini e sulle cose che ci accomunano
Questa attività è stata molto divertente ed ha permesso secondo me di entrare più in empatia con il team visto che era la prima volta che molti di noi si conoscevano.
Riferimenti del significato delle carte, link (North is a bull, south is a mouse, east is an eager, and West is a bear).
Eccoci giunti al momento dove cominciamo veramente a “mettere le mani in pasta”
1^ iterazione
Dahm per la prima iterazione non ci fornisce molti dettagli su come possiamo organizzarci, ci fornisce solo alcune regole del gioco:
- c’è un piatto da preparare THAI PAPAYA SALAD
- Dobbiamo auto organizzarci
- Le attività vanno concluse entro 25 minuti (timeboxed)
Ci guardiamo tra di noi cercando di capire se c’è qualche cuoco esperto che ci possa spiegare come preparare questa insalata thailandese… ma la speranza dura pochi secondi, tutte le teste si scuotono indicando che nessuno di noi è uscito da Masterchef. Non ci demoralizziamo e qualcuno più giovane nel gruppo tira fuori il telefono e pronuncia You Tube, da cui speriamo di trovare una guida che ci aiuti nella preparazione del piatto. Partiamo disorganizzati, non ci prendiamo il tempo per ordinare la mente, partendo subito vista l’incognita della difficoltà del piatto e la sensazione di dover accelerare per finire un tempo utile. L’esperienza procede cosi:
-
- alcuni guardano il video cercando di capire quello che c’è da fare
- nel mentre altri membri del team appuntano su dei post-it i dettagli della macro attività da fare
- alcuni membri del team, vista una sezione del video cominciano a preparare
- tutto precede molto veloce e sono tutti molto impegnati a fare
- ci sembra di essere nella direzione giusta
- l’affiatamento del team comincia a sentirsi, ci stiamo anche divertendo e cominciano le prime battute e risate
- mancano pochi minuti allo scadere di questa prima iterazione, ma sembriamo essere in tempo per completarlo
- dobbiamo presentare il piatto e negli ultimi secondi improvvisiamo l’impiattamento
Rientra Dahm e guardando il piatto ci chiede come è andata. Tutti noi convinti di aver fatto un ottimo lavoro, gli rispondiamo “bene”
Ecco sopra il nostro risultato,Dahm comincia a guardare il piatto e ci da i primi feedback:
- Impiattamento non è di suo gradimento.
- Assaggio, dentro di noi si concretizza l’idea di “va beh…l’ impiattamento l’abbiamo sbagliato perché non siamo esperti, ma sarà buonissimo il piatto con tutto l’impegno che ci abbiamo messo”…. E invece no, doveva uscire una insalata che in bocca risultasse croccante come delle patatine in sacchetto, ma guardando il video non avevamo percepito questo; anzi, amplificando l’azione di pressione nel mortaio percepita dal video, abbiamo utilizzato una forza tale da ridurre quasi in poltiglia gli
……..in definiva il risultato è distante anni luce dall’essere decente.
A questo punto, Dahm ci chiede, “… chi è il vostro cliente..??” E tutti noi ci guardiamo e ci accorgiamo che era passato in secondo piano questo aspetto, perchè eravamo tutti concentrati sul fare il piatto che ci era stato chiesto, a tutti i costi, nonostante nessuno di noi lo avesse mai preparato.
Questa prima iterazione ci ha ricordato che:
- Capire chi è il cliente è una regola che vale sempre
- Organizzarsi prima di mettersi a fare
- Avere ruoli definiti aiuta a migliorare il flusso e le performance
- Non è sufficiente avere la percezione che sei sulla strada giusta.
- I dettagli fanno la differenza.
Prima di pranzare, abbiamo anche il tempo di confrontarci con Dahm, e il team per far emergere le attività necessarie per migliorare il prossimo sprint, e cominciamo a entrare più in dettaglio su quello che non ha funzionato, cominciamo a strutturarci come un vero e proprio team scrum:
- Ruoli:
- Individuiamo il Cliente, (impersonato da Dahm)
- Individuiamo il Product Owner
- Individuiamo lo Scrum Master
- Individuiamo chi sono i Dev
- Pratiche da usare
- Backlog, raffinando i post-it che avevamo scritto prima
- Stimiamo le attività,
- Sprint time-boxe, ritmo sostenibile
- Misura della velocity attraverso il burn down chart
- Retrospettiva dopo ogni sprint
Gli input che abbiamo:
- c’è un piatto da preparare THAI PAPAYA SALAD
- Time-boxed:
- Dobbiamo realizzare il piatto in uno sprint di di 5 giorni che sono 25 minuti (1 giorno = 5 minuti)
- Ogni giorno corrisponde a 5 minuti .
- Sprint planning: 2 minuti
- Stand-up meeting: 1 minuto
- Sprint retrospective: 2 minuti
Cominciamo subito a organizzarci cosi dopo pranzo possiamo dedicarci alla realizzazione dell’insalata. Il Product Owner e la Scrum Master, cominciano a raccogliere i requisiti intervistando il cliente
Emerge l’esigenza da parte del team di avere più formazione sul come realizzare il piatto, per tutti visto il risultato prodotto, abbiamo la percezione che riguardare il video non ci faccia migliorare di molto, preferiamo tutti le iterazioni con le persone
A Dahm viene una idea, c’è una sua amica Thailandese (Virada) che nel pomeriggio prenderà parte ad un altro workshop; lei può farci vedere come si prepara e l’idea piace a tutti e ci da la convinzione e speranza che questa possa essere la svolta nel nostro progetto. Nel frattempo il Product Owner, dopo un breve briefing con il gruppo, parla con il Cliente per meglio capire i requisiti, esce da questa prima sessione con le idee più chiare per tutti e con le quantità da utilizzare per soddisfare il gusti del cliente, elemento non trascurabile visto che l’insalata è speziata; non avere un’idea chiara delle quantità degli ingredienti avrebbe portato probabilmente a renderla immangiabile come avvenuto nella prima iterazione.
Di li a poco arriva Virada, che è disponibile a fornirci il suo aiuto, ma lo dobbiamo fare subito, perchè anche lei dopo deve seguire un workshop, e possiamo solo ridurre la pausa pranzo. Il team si guarda, e da in piedi dove ci trovavamo pronti ad uscire per il pranzo, ci sediamo nuovamente, per recepire le preziose informazioni; lavorare in team talvolta significa anche questo ed per noi in quel momento era importante carpire il massimo numero di informazioni da quei pochi minuti che ci poteva concedere #amica .
Il corso comincia La nostra insegnante si muove subito con fare esperto e capiamo che quei minuti sono per noi preziosi.
Siamo tutti attenti nel vedere come tiene il coltello, come taglia le verdure, in che sequenza combina gli alimenti…nel frattempo aggiungiamo post-it alla nostra lavagna, e altri li dettagliamo meglio, quei minuti scorrono veloci, ma nonostante ciò sono sufficienti per farci capire che avevamo tutte le informazioni per fare un ottimo lavoro. Ringraziamo la simpaticissima Virada per l’aiuto fornitoci, e ci concediamo anche noi il pranzo insieme agli altri partecipanti ai vari workshop
2^ iterazione
Al rientro da pranzo siamo tutti carichi e ognuno pronto al suo posto. Dahm ci da il via, dobbiamo realizzare l’insalata in 5 iterazioni nello sprint.
- Day 1
- Cominciamo con lo sprint planning per ordinare le attività da fare e chi deve farle
- Le attività scorrono senza impedimenti
- Facciamo le cose senza correre e senza paura di sbagliare
- Day 2
- Standup meeting, nessun problema tutto procede
- Le attività scorrono senza impedimenti.
- Ci accorgiamo guardando il backlog che c’è una attività che in realtà alcuni membri del team possono fare, in parallelo perchè scarichi. Il cliente aveva chiesto che il piatto fosse decorato con delle rose.
- Spostiamo l’attività nello sprint corrente. Alcuni membri del team escono in cerca per lo stabile di 2 rose, dopo un minuto rientrano e purtroppo non ne hanno trovate. Parlano con il product owner per capire se ci sono strade diverse che si possono prendere…nel frattempo anche il 2^ giorno termina
- Day 3
- Standup meeting, condividiamo le varie attività fatte e il fatto che non troviamo le rose per le decorazioni.
- A Pia Maria, viene un’idea, fare la Rosa con la verdura, tagliandola opportunamente.
- Decidiamo di fare un esperimento durante lo sprint, visto che comunque non avrebbe impattato sulle attività previste.
- Decidiamo con il product owner di sentirsi con il cliente per capire se la soluzione che volevamo adottare era per lui una buona scelta.
- La terza giornata comincia, i vari componenti del team sanno tutti quello che devono fare.
- L’esperimento procede bene, e le melanzane intagliate sono carine alla vista
- Il nostro piatto con i vari ingredienti procede bene.
- Anche questa giornata termina.
- Standup meeting, condividiamo le varie attività fatte e il fatto che non troviamo le rose per le decorazioni.
- Day 4
- Standup, ci allineiamo sui vari cantieri aperti
- Esperimento rose intagliate nella verdura ha avuto esito positivo
- Il cliente ha gradito la nostra intraprendenza l’idea d’intagliare la verdura e rappresentarla come un fiore, e la considera un plus, e ci ha consentito di cambiare fiore, importante era che fosse di colore rosso.
- Tutto il resto procede in linea con le attività pianificate.
- La quarta giornata comincia con il sorriso, abbiamo risolto tutti gli impedimenti e la strada ci sembrava in discesa.
- Terminiamo anche in anticipo le attività previste per la giornata, e ci prendiamo un momento per ragionare su come avremmo impostato il giorno successivo, senza però cominciare a far nulla.
- Standup, ci allineiamo sui vari cantieri aperti
- Day 5
- Stand-up, ci allineiamo sulle ultime attività da finire per completare lo sprint
- Abbiamo completato più attività del previsto, infatti si vede anche guardando il burndown chart, quindi in questo ultimo sprint abbiamo più tempo per curare ancora meglio l’impiattamento.
- La quinta giornata ha inizio, tutto procede bene, il team oramai si muove bene.
- Chiudiamo lo sprint preparando sia il piatto che il tavolo.
- Soddisfatti aspettiamo l’arrivo del cliente per avere i suoi preziosi feedback.
- Stand-up, ci allineiamo sulle ultime attività da finire per completare lo sprint
Arriva Dahm, che sorride di fronte alla nostra nuova proposta di allestimento, e tutti noi siamo schierati come abbiamo visto fare in qualche programma tv, e non perchè ci siamo messi d’accordo. Comincia a darci i primi feedback
- La presentazione del piatto gli piace, il bilanciamento dei colori, la quantità di verdura, i fiori….
- Ci da un feedback negativo sui fiori fatti con le melanzane, che si presentavano un po’ anneriti dovuto al contatto con l’aria.
- Ci da anche un consiglio, che è quello che una volta tagliati di posizionarli in acqua fredda con del ghiaccio e sale, per evitare che annerisca.
- Arriva l’assaggio
- Molto meglio di prima, non è più una “poltiglia”, le verdure sono croccanti, quasi come piace a lui.
- Ci da altri feedback su come migliorare ancora il piatto.
- Molto meglio di prima, non è più una “poltiglia”, le verdure sono croccanti, quasi come piace a lui.
Facciamo la retrospettiva di questa seconda iterazione, siamo tutti molto soddisfatti, ma siamo consapevoli che possiamo ancora migliorare. Il morale del team è buono, siamo entrati tutti in confidenza è molto più facile comunicare tra di noi, siamo pronti per una nuova iterazione subito dopo il caffè e dolcetto pomeridiano.
3^ iterazione
Al rientro dalla pausa pomeridiana siamo pronti per un nuovo sprint. Partiamo subito con il planning prendendo in considerazioni le nuove attività da aggiungere al backlog, come trovare del ghiaccio, ma eravamo tranquilli visto che comunque la velocità che avevamo tenuto ci aveva consentito di finire in anticipo alcuni giorni, e quindi aggiungere delle attività non avrebbe compromesso l’esito dello sprint.
Tutto è pronto, abbiamo nuovamente 5 giorni davanti per produrre l’insalata
Non vi racconto i vari dettagli perchè oramai avete capito l’iter… vi mettiamo un po’ di foto, fila tutto liscio fino all’ultimo giorno e anche questa volta consegniamo il nostro prodotto nei tempi previsti, ma siamo sicuri di esserci superati sotto vari punti di vista:
- Impiattamento
- Qualità della verdura (condimento speziato al punto giusto e croccantezza)
- Predisposizione tavolo per assaggio
Arriva Dahm, il nostro fedele cliente, questa volta lo vediamo ancora più soddisfatto, si siede e comincia a scattare qualche foto prima di assaggiare e fornirci i feedback sul prodotto.
Ci fa a tutti i membri del gruppo i complimenti per l’ottimo risultato raggiunto, anche secondo lui questa volta ci siamo superati e abbiamo messo a frutto tutti i feedback che ci aveva fornito.
Arriva il momento dell’assaggio, questa volta sull’impiattamento tutti i feedback sono postivi.
Rullo di tamburi, la forchetta di Dahm si avvicina alla sua bocca e il silenzio è calato tra di noi, siamo tutti in attesa del suo feedback. Ci sorride e dopo averli assaggiati ci esclama “Very good” e ci invita anche a noi a prendere un piatto ed assaggiare.
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E’ arrivato il momento di festeggiare e anche noi assaggiamo il frutto del nostro duro lavoro di squadra
Cosa ci portiamo a casa ??
- Abbiamo imparato a preparare una “Thai Papaya Salad”
- Non ti dimenticare mai del cliente, la tua seniority non conta
- Organizzati sempre anche se pensi di essere organizzato.
- Lavorare in team è bello ma il team lo devi costruire insieme.
- Usa tutti i tuoi sensi, non ti dimenticare che li hai
- Chiedi aiuto quando le cose non le conosci
- Chiedi il Feedback sempre.
- Accetta il feedback.
- Trasforma il feedback in miglioramento
Grazie Dahm
Alla prossima
ps.
Se Volete vedere tutte le foto dell’album google che abbiamo creato, cliccate qui.
Video

Speriamo che il nostro racconto ti sia piaciuto, e che anche se non eri con noi in questa avventura ti sia divertito a leggere il nostro diario.
Se vuoi approfondire meglio gli argomenti trattati durante gli interventi degli speaker alla conferenza, entra nella pagina You Tube.
Agile People Sweden 2018 – Agile People
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52:34 – Keynote – Doctrine, domesticity and delinquency; returning Agile to the Wild – Dave Snowden3
41:32 – Keynote – Futurework: Managing Complexity With Simplicity – Doug Kirkpatrick4
22:55 – Doing Strategy the Interactive & Flexible Way – Erik Schön5
51:22 – Panel discussion6
21:35 – Overcoming weak signals, inattentional blindness and long held assumptions – Gary Crawford7
26:19 Reimagining Training & Development for an Agile World – Kenn Coops8
21:30 Making Sense of the HR agility landscape – Sonja Blignaut9
17:34 How to develop accountability and self-reliance – Andrea Darabos10
40:31 Keynote – Certain Uncertainty – Evan Leybourn11
21:04 – Collaborative Organizational Culture – Shane Hastie12
24:41 – The Case Of Vistaprint – Yusuf Okucu13
18:29 – You’re in charge – Rethinking Learning and Collaboration – Natalija Hellesø14
15:54 – Let`s empower our employees instead of spoon feeding them – Frida Mangen15
35:55 – Keynote – HR as Champion for Individuals & Interactions – Fabiola Eyholzer16
_3:22 – Testimonial 2018Cosa ne pensi della nostra avventura ????

Se sei arrivato a leggere questa ultima parte, speriamo che il nostro “esperimento” nel cimentarci in scrittori ti sia piaciuto. E essendo noi grandi estimatori dei feedback ti chiediamo se hai voglia di fornircelo, te ne saremo grati.
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Vogliamo però chiedere il vostro aiuto se qualcuno ha voglia e tempo, per tradurre questo articolo che abbiamo realizzato, anche per condividere con il resto dei partecipanti internazionali il nostro punto di vista.
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